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A spasso nell’orto-frutteto

A borgo4case  autoproduciamo parte dei frutti necessari al nostro fabbisogno familiare: piccoli frutti tra cui fragole, lamponi, uva spina oltre che ciliegie e amarene e tanti altri alberi da frutto. Oggi vi accompagniamo in una passeggiata nel nostro orto-frutteto.

Perché parlare di piante da frutta? Piantare alberi è un’opera di bene per il mondo e per noi stessi, arricchiscono un giardino, il suolo e creano quinte nel paesaggio. Io per i miei 25 anni mi sono regalata un bel mandorlo. Un traguardo importante che ho voluto festeggiare zappando per preparare una buona buca, ricca di compost fertile, per dare dimora a un bell’albero da frutta, a mio parere tra quelli indispensabili.

 

Uno dei migliori investimenti che mio padre ha fatto dieci anni fa è stato l’acquisto di numerosi alberi da frutto. L’unica pecca di quel desiderio di “shopping verde” è stato andare al primo vivaio vicino e comprare “un paio di meli, uno verde e uno rosso, e poi le pere, una estiva e una più tardiva. Poi un mandorlo, un pesco e sì, magari anche un paio di albicocchi”. Purtroppo all’epoca, da brava gente di città, non pensavamo alle centinaia di specie e varietà esistenti e delle caratteristiche di ogni pianta, quindi abbiamo comprato quello che l’agraria sotto casa aveva a disposizione, probabilmente piante geneticamente selezionate per le caratteristiche dei frutti, ma che necessitano di molte cure e sono poco resistenti agli stress del nostro clima. Dopo la morte di alcune di queste, quindi, ci siamo documentanti, e osservando i feedback che il nostro piccolo ecosistema ci stava dando, abbiamo deciso di investire più oculatamente in specie autoctone e varietà antiche. L’ultimo acquisto l’ho fatto con Walter, abbiamo comprato alla fiera Verde Mura di Lucca un melo antico.

Da quando poi “mi sono arrivate le api dal cielo”, letteralmente, nel senso che abbiamo trovato uno sciame nel nostro giardino, e abbiamo deciso di accoglierle e accudirle in un’arnia, queste fanno un’ottima opera di impollinazione favorendo la fruttificazione.

La sinergia tra fauna e flora si completa con la presenza delle galline, che adorano razzolare un po’ qua e un po’ là, e, a volte, si fermano nel frutteto dove tutte felici assaporano i frutti caduti dagli alberi, meglio se un po’ fermentati. Poi pare che vadano via tutte storte, ciucche di frutta.

Per le fragole abbiamo creato una zona apposita ricca di concime e sabbia, che inizialmente era dedicata prevalentemente ad aglio e carote, ma con il tempo le fragole hanno preso il sopravvento, e noi lasciamo che la natura faccia il suo corso, ci limitiamo ad assecondare il suo volere, senza faticare troppo. Tanto abbiamo capito che sarebbe inutile.

Le fragole e le fragoline di bosco si trovano in consociazione con aglio, cipolla e tanti fiori tra cui calendula, borragine, malva e mentuccia: erbe dalle mille proprietà, sia per la cura della nostra salute che per la cura delle piante. Questi fiori sono edibili e si possono utilizzare per decorare una bella macedonia di piccoli frutti o per guarnire lo yogurt fatto in casa a colazione. L’aglio, grazie all’odore forte, tiene lontani i parassiti delle fragole.

 

In estate, quando le piante sono cariche di frutta, appena prima della loro maturazione, inizia l’attacco feroce dei calabroni che si avventano voracemente sui frutti forandoli e svuotandoli completamente. Per difenderci contro questa carneficina di frutta ci siamo muniti di tappi trappola, avvitati sulle bottiglie di plastica riempite con 1/3 di birra e due cucchiai di zucchero. Funziona, è un rimedio innocuo per altri insetti buoni come le api, ed è davvero veloce da preparare! I calabroni, oltre che pericolosi per noi umani sono anche tra i peggiori nemici delle api, questi infatti se ne cibano aggredendole e disturbando l’apiario.

 

 

Abbiamo anche alcuni alberi di “frutta secca”. Oltre al mandorlo di cui vi dicevo, erano già presenti sul terreno un bellissimo nocciolo e un vecchio noce. Il nocciolo dà numerosi semi belli grossi e tondi, per raccoglierli più comodamente stendiamo sotto le reti degli ulivi. Le nocciole dobbiamo raccoglierle spesso altrimenti ghiri e scoiattoli le svuotano tutte! La raccolta è sempre un momento che dà soddisfazione anche a chi ha meno confidenza con la terra, e allora ci si raduna tutti insieme attorno all’albero e diventa un momento divertente e conviviale. Il nostro noce è ormai un albero maestoso e ampio, l’angolo del giardino preferito di mia madre Paola per tutta l’estate, luogo perfetto per un pisolino post pranzo. L’ombra sotto la chioma e la brezza fresca invitano sempre a sdraiarsi a leggere un libro. Il noce una volta veniva piantato quando nasceva una figlia, perché il suo legno nella tradizione era ideale per creare la mobilia il giorno che si sarebbe sposata. Chissà se questo albero era destinato a qualcuno che non si è mai sposato!